"Bisogna capire che tipo di calcio vorremo in Italia per il futuro. 

Se l’unica modalità per mantenere una competitività a livello internazionale delle nostre società è una norma che penalizza i vivai nazionali, i calciatori italiani e tutta la filiera, non siamo sulla strada giusta.

Dovremo capire tutti insieme come ritornare competitivi prima di tutto nei fatturati, come quando vincevamo le coppe e, fino al 2010, occupavano stabilmente 3/4 posti dei primi 10 club per fatturato al mondo.

Oggi finalmente se un calciatore, anche delle categorie inferiori, è bravo non ha più questa barriera fiscale. È qualcosa di completamente diverso rispetto al concetto di “prima gli italiani”; la norma che oggi è stata abolita fa tornare anche gli stranieri arrivati in Italia prima del 2020 allo stesso livello di chi oggi proviene dall’estero. 

Sono sicuro che ne beneficerà il nostro sistema, le nostre Nazionali, e che i grandi campioni continueranno ad arrivare.

Le riforme del nostro sistema passeranno da progettualità tecniche come le seconde squadre e da nuove e più rigide norme che mettano sotto controllo i debiti che il nostro sistema produce. Sperando che presto si possa colmare il gap sui fatturati per continuare ad essere competitivi a livello internazionale".