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La dura vita dell'Espanyol

Simpatizzare per i più deboli, meno vincenti e magari pure meno simpatici non è quasi mai facile, soprattutto in città in cui il calcio è monopolizzato quasi totalmente da un solo club, che si distingue per la storia gloriosa e per la bacheca piena di titoli, seguito da milioni di appassionati in tutto il mondo, così “trendy” anche nelle scelte socio-politiche da risultare un fenomeno di consenso globale … anche se magari trae la propria ragione d’essere dal ritenersi esclusiva espressione della sola regione di provenienza.  Se poi ha la fortuna e/o l’abilità di tesserare alcuni dei giocatori più forti del mondo, diventa “mes que un club”.

Ma a Barcellona esiste anche un’altra società che, dal 1900 ad oggi, recita tra mille avversità un ruolo più che dignitoso nel calcio spagnolo: l’RCD Espanyol, perfetto esempio di come sia difficile, ma non impossibile, sopravvivere con un concittadino così potente e benvoluto.

Il club, a partire dal nome che venne scelto originariamente per la volontà di impiegare solo calciatori spagnoli, è relegato d’ufficio a ricoprire un ruolo minoritario in una città in cui quasi il 50% della popolazione vuole la secessione dalla Spagna; e nei fatti e nella percezione generale ricopre un ruolo alternativo, per non dire con forti connotazioni negative, nei confronti dei concittadini azulgrana. 

Ma chissà se quest’aura è così giustificata: nonostante abbia catalanizzato il proprio nome, non flirta con l’indipendentismo, non privo di egoismi, che invece caratterizza i rivali, che però hanno già detto che in ogni caso giammai lascerebbero il ricchissimo campionato spagnolo per uno svalutatissimo campionato catalano; nei popolarissimi libri di Manuel Vázquez Montalbán con protagonista il detective privato Pepe Carvahlo, i protagonisti negativi sono spesso chissà perché tifosi dell’Espanyol; non avrà mai ospitato il marchio dell’Unicef nella propria camiseta ma non è neanche mai stato sanzionato dalla FIFA per traffico di giovani calciatori …

Insomma, il palmares rimane imparagonabile, solo quattro Coppe di Spagna a cui vanno aggiunte due finali di Coppa UEFA perse, nei 214 derby ufficiali fin qui disputati quelli vinti sono solo 44 contro 119, ma i 19.000 fedelissimi che assistono in media alle partite nel modernissimo stadio di Cornellá, anche se sono solo un quarto di quelli rivali, testimoniano che Barcellona, almeno un po’, è anche blanquiazul ed espanyolista. 

17.04.19