Calcagno sul Corriere dello Sport

Intervista al Vicepresidente AIC

“Bisogna tornare a giocare, lo dobbiamo a noi stessi e al calcio. Noi faremo la nostra parte ma il conto non possono pagarlo solo i calciatori”: così il vicepresidente AIC Umberto Calcagno sulle pagine del Corriere dello Sport.

Il calciatori vogliono tornare in campo. È una questione di responsabilità del sistema sportivo. Se non sarà possibile, sarà solo per colpa dell'emergenza. Ma noi ci auguriamo di uscire presto dalla crisi, quando si tornerà a parlare di caldo giocato sarà un segnale importante per il Paese”.

“Noi siamo in contatto con tutti i rappresentanti all'interno delle squadre” - ha proseguito - “e sappiamo bene che un accordo quadro valido per tutte le società non può essere raggiunto. Ci sono tante realtà differenti, all'interno della stessa Serie A, poi in B e in Lega Pro, che forse è quella più omogenea”.

“C’è troppa demagogia sugli stipendi dei calciatori, da parte di tutti. Noi calciatori facciamo la nostra parte, ma tocca anche agli altri soggetti del sistema calcio che è attivato a questa emergenza con i conti non in ordine Questa crisi deve essere l'occasione per riequilibrare il sistema e riformarlo”.

“Serve una nuova distribuzione delle risorse, visto che siamo il sistema più sperequato che ci sia in Europa. Parlo di squilibri sia all'interno della Serie A che tra la A e le altre leghe con l'attuale ripartizione stabilita dalla legge Melandri. Per questo vogliamo il Fondo di solidarietà: il 10% di una mensilità lorda deve servire a tutelare i redditi più bassi, penso a chi è al minimo federale ma anche alle ragazze di A e B, ai giocatori di calcio a 5, che sono professionisti di fatto perché vivono di calcio. Ma, ripeto: serve una riforma strutturale, non la soluzione temporanea a un'emergenza”.

“Il nostro mondo dovrebbe essere sostenibile, stabile e solidale. Se si continua a dare di più a chi ha già di più, alla piramide sarà data la spallata definitiva. Ma serve il contributo di tutti, altrimenti i presidenti continueranno a considerarci dei soci quando ci sono perdite, chiedendoci di aiutare ad appianare i conti, e invece dei dipendenti e basta quando ci sono utili. Anche chi guadagna il doppio o il triplo di un lavoratore medio non può rinunciare a cuor leggero a tre-quattro stipendi. Anche i calciatori di Serie C pagano le rate del mutuo”. 

“La metà dei professionisti in Italia ha contratti al di sotto dei 50.000 euro lordi, circa 2.500 euro netti al mese. Non mi sembra che siano loro il problema. E mi dispiacerebbe se qualche presidente, specialmente in C, mirasse alla chiusura della stagione per risparmiare”.

“Solo il virus può determinare la mancata chiusura dei campionati, non certo il risparmio o la convenienza per qualcuno. Forse non ci rendiamo conto di cosa significherebbe non concludere i tornei: un dramma sportivo. E non oso immaginare la serie di ricorsi. Meglio sforare con questa stagione e concluderla in piena estate piuttosto che passare i prossimi mesi nelle aule dei tribunali e partire comunque in ritardo con la nuova annata”.

Prima di tornare in campo “serviranno visite di idoneità obbligatorie per tutti, come si fa a inizio stagione. Con esami ulteriori per chi ha avuto il Covid-19, visto che non sappiamo quali conseguenze può portare nell'immediato. Stiamo parlando di atleti professionisti che devono spingere le loro prestazioni al massimo livello”.

"Ci sono varie situazioni che stiamo valutando, ma misure di questo tipo stridono con la normalità che auspichiamo, lavoriamo per una ripresa in massima sicurezza degli allenamenti, che devono partire con una data uguale per tutti, nel rispetto di una parità competitiva".

Sulle Licenze Nazionali “sarà giusto che la Figc effettui ancora controlli efficaci, servirà il giusto compromesso tra l'emergenza e la regolarità dei futuri campionati. Abbiamo le responsabilità di non far iscrivere quei soggetti che, anche in buona fede, non riuscirebbero poi a pagare gli stipendi”.

03.04.20