CALCAGNO: FIERI DEI CALCIATORI

Intervista del Vicepresidente AIC su Tuttosport

Nella lunga intervista sulle pagine di Tuttosport oggi in edicola, il Vicepresidente AIC Umberto Calcagno ha detto: “Sono cresciuto per più di 20 anni accanto a Campana e so perfettamente cosa significhi fare sindacato”
Sulla ripresa del calcio, Calcagno ha evidenziato che “è stato un lavoro intenso, difficile e abbiamo creduto fino in fondo alla possibilità di ripartire. Ci sono state da gestire tensioni esterne e interne, ma essere riusciti a ripartire in sicurezza ci dà forza e fiducia per gestire ciò che dovremo ancora affrontare… Abbiamo mostrato responsabilità nei confronti del sistema, dei cittadini, della sofferenza e alla fine tutti sono stati contenti di ripartire un comportamento che ci rende orgogliosi. E anche sugli orari delle partite abbiamo raggiunto una giusta mediazione con la Lega”.

Sulla questione stipendi ha spiegato: “Abbiamo fatto il massimo garantendo come sempre assistenza e professionalità. Tutti i rappresentanti delle squadre, da subito, ci hanno spiegato di non volere un "accordo quadro" tra noi e la Lega; troppe le differenze contrattuali anche all'interno della stessa categoria o delle singole squadre. Noi, così, abbiamo fornito l'appoggio necessario: un grande lavoro di filtro squadra per squadra, assistenza per gli accordi e consigli per agevolarli”.
“Abbiamo costruito una rete di protezione per i 2000 tesserati al di sotto dei 50mila euro lordi, il 70 percento di chi gioca in Serie C. Sono stati stanziati 7 milioni del fondo salva calcio, grazie ai contributi della Figc. Serviranno anche per mettere in sicurezza i calciatori e le calciatrici dilettanti che vivono di calcio in Serie D, nella Serie A femminile e nel Calcio a Cinque. Noi, come Aic, abbiamo versato un milione che si aggiunge ai 6 milioni e 200 mila euro versati negli ultimi 4 anni per far fronte alle situazioni di difficoltà”.

Riguardo la gestione dei fondi dell’Assocalciatori, Calcagno ha sottolineato che “la trasparenza è già massima: ogni anno pubblichiamo i bilanci anche sul nostro giornale. In nove anni abbiamo aumentato il patrimonio netto pur a fronte di un incremento dei servizi peri calciatori e le calciatrici. Tanto è vero che, dopo averlo verificato, qualcuno ha corretto il tiro e, senza volerlo, ci sta facendo dei complimenti. Ma in questo dibattito il tema è anche un altro: è assurda la proposta di pagare gli stipendi con il patrimonio dell’AIC o addirittura poter pensare di assistere chi è in difficoltà utilizzando il tfr dei calciatori. Non è tecnicamente possibile e nessuna persona di buon senso azzarderebbe un percorso di questo tipo, con il rischio di finire in guai giudiziari”.

“L’amarezza maggiore mia personale” – ha proseguito il Vicepresidente AIC – “deriva dal comportamento della Lega Pro. L'ho vissuta a fondo da calciatore e mi dispiace davvero tanto che non sia riuscita a sostenere compatta la ripartenza. Sono contrario all'idea di un professionismo a due velocità e il mio timore, ora, è che non riesca a stare al passo con la ripartenza nel caso in cui, come temo, anche nel prossimo campionato dovremo convivere con la presenza anche minima del virus”.

Sulle riforme ha detto: “Stiamo già lavorando con il Governo e con la Figc per arrivare a crediti di imposta, a sgravi fiscali, un semiprofessionismo che non significhi minori tutele per i calciatori. Dovremo anche guardare con attenzione al mondo dilettantistico e ai diritti di tanti ragazzi e ragazze che vivono di sport. Quanto all'apprendistato, è una nostra battaglia perché si lega anche alla formazione dei calciatori.
Negli ultimi anni l'Aic ha investito tantissimo sul tema della formazione dei nostri associati: abbiamo istituito percorsi universitari dedicati, corsi di formazione direttamente nelle squadre e vorremmo coinvolgere su questi progetti l’intero sistema E l'apprendistato è la chiave perché permette di innescare un circolo virtuoso. Un ragazzo può investire su una carriera da professionista, ma parallelamente deve compiere un percorso che gli permetta di affrontare poi il futuro con gli strumenti adeguati. Pensando non solo a restare nel mondo del calcio. Ci sono ragazzi che già si sono spesi per gli altri durante la carriera e che stiamo facendo crescere all'interno della nostra associazione: avremo una squadra, con gente preparata e per diventarlo ci si deve ‘formare’: anche perché non è che io posso resistere in carica per tre mandati: atri 12 armi a ‘sti ritmi il fisico non li regge. Il fatto è che non ci si può più improvvisare a certi livelli. Questa crisi lo ha dimostrato chiaramente: servono competenza, conoscenza, studio”.

L’obiettivo immediato in caso di elezione, sarà “dare seguito a ciò che abbiamo costruito di buono in questi ultimi anni all'interno della Figc. Contribuire a trovare gli spunti giusti perla sostenibilità del sistema e per le riforme. Che non vuol dire format dei campionati e numero delle squadre, ma prima e soprattutto una diversa ridistribuzione delle risorse e mission dei campionati. E poi c'è la grande questione del calcio femminile: con la Figc il percorso per il professionismo delle ragazze è condiviso e il traguardo prossimo”.

“Il mio legame affettivo con la Sampdoria non è un mistero” – ha concluso – “Aver fatto parte della rosa che vinse lo scudetto è stato fantastico, ma l'esperienza profonda, umana oltre che sportiva, fu nel settore giovanile: gli insegnamenti di Arnuzzo e degli altri dirigenti sono stati preziosi. Adesso c'è sofferenza, ma quella maglia di lanetta con la scritta Phonola è molto più di un ricordo”.

25.06.20