IL VENTO IN FACCIA

Il libro di Sebino Nela

L’incipit
"Io, Sebastiano Nela detto Sebino, ex calciatore, non leggo le biografie dei calciatori. Nessuno si offenda. Semplicemente le trovo inutili. Nel mio caso, cento volte inutili. Se devo leggere un libro preferisco incontrare qualcosa che mi migliori o mi peggiori. Non importa, purché quando lo chiudo io non sia lo stesso di quando l’ho aperto. Ho letto sulle pagine dei giornali e sul web anticipazioni delle memorie di Chiellini e non mi sono detto: “Oddio, corro in libreria a comprarlo!”. Così come non ho sentito il bisogno di farlo per quelle di Antonio Cassano o Alex Del Piero. Aggiungete voi i nomi che volete, il concetto non cambia. Niente di personale. Alcuni di loro sono anche amici".

Ecco Nela
“Com’è venuto? Sono soddisfatto, per me è stata anche un po’ una liberazione. Di carattere sono un po’ orso, riservato: con Dotto siamo amici da tanti anni, alcune cose di me le sapeva, sempre lì a dirmi che poteva uscire qualcosa di interessante e quando capitava di vederci, lui ritornava sul punto. Così a 60 anni mi sono detto che dai, lo si poteva fare”

 

Come mai?
“L’ho fatto più che altro per i tifosi, per la gente, loro che sono “innamorati” di te finché giochi e che in fondo non sanno nulla di te, cosa poi c’è dentro quella maglietta. Ma lo si doveva fare a modo mio, niente aneddoti o scherzi tra compagni in spogliatoio, no grazie”.

 

Il titolo?
“L’ho discusso con la casa editrice. Poteva essere uno “facile”, Correndo correndo, la canzone che mi ha dedicato Venditti, però poi c’è entrata Genova, la mia città e un po’ pure la Sardegna… la tramontana che soffia, ci poteva stare, con quell’aggiunta de la tempesta nel cuore… è venuto fuori un bel titolo”.

La foto di copertina?
“Anche qui assieme alla Mondadori. Dato che era un’autobiografia, ci stava un primo piano e la foto me l’ha fatta un fotografo famoso, Giovanni Canitano: centinaia di scatti e ne abbiamo così scelto uno”.

 

Il calcio, adesso
“Beh, è cambiato molto e molto, io che ho cominciato alla fine degli Anni 70 e ho giocato sino al 94. Lo seguo sempre e continuo ad andarci allo stadio: sia perché posso così ritrovarmi con tanti ex della Roma, ma anche perché le partite si vedono meglio, vedi di più, è diverso che in tv”.

-----------------------------------

Sebino Nela
Con Giancarlo Dotto
IL VENTO IN FACCIA
e la tempesta nel cuore
PIEMME

-----------------------------------

 

Sfogliando
… (pag. 15) … noi uomini siamo fatti così, siamo fatti male, le cose più intime ce le teniamo dentro per rimpiangere poi di non averle dette quando è troppo tardi… (pag. 18) I privilegi del calciatore famoso? Spariscono tutti o quasi il giorno che hai smesso, soprattutto se non sei un ruffiano, uno che sa come compiacere il prossimo, soprattutto quello che può darti una mano. La vita, allora, diventa uguale per tutti e non tutti sono capaci di accettarlo… (pag. 21) Dei sardi devo aver preso il carattere ombroso e lunatico, dei liguri la diffidenza rocciosa, verso il mondo e verso le parole. Sprecare parole non è il mio forte… (pag. 31) Il mio primo anno a Roma ho scelto di viverlo nel pensionato di Trigoria. All’epoca non era come oggi. I calciatori non avevano un esercito intorno che li esonerava da qualunque incombenza, dal pagarsi le bollette o lavarsi le mutande… (pag. 36) Io fumo quando sono nervoso e anche quando sono rilassato. Fumo sempre. I medici disapprovano, pazienza, vorrà dire che fumo colpevole… (pag. 68) Per molti anni ho dormito in camera da solo. Non perché fossi un asociale. Dovevo dormire con la luce accesa e la finestra aperta, la mia sigaretta prima di dormire, cose che possono creare seri problemi a un compagno di camera. Mi ha sempre dato un grande fastidio il buio. Non lo sopporto… (pag. 78) Non avevamo nessun rito speciale, nessun cerchio magico, nessun discorso particolare, come si vede fare oggi. L’unico rito era darsi il cinque, una pacca sulle spalle e fumarsi una sigaretta prima di entrare in campo… (pag. 86) Tutti i giorni, da anni, la gente che ti ferma e vuole un selfie con te. Io non dico mai di no e non capisco gli stronzi che si tirano indietro… (pag. 87) Ho imparato a riconoscere una persona bella da come ti abbraccia. Da come ti stringe. Dall’intensità che ci mette. Per me è un test infallibile… (pag. 91) Il giorno che lo tolsi (il gesso), saranno state le cinque del pomeriggio, salii in macchina e scesi solo la mattina dopo, all’alba. Una botta di euforia. Ho guidato per sedici ore consecutive, da Roma ai Castelli, i laghi, su e giù, avanti e indietro… (pag. 93) Il giorno che muoio, ai miei funerali, voglio che si sentano tre cose: Correndo correndo (canzone dedicata a Nela da Antonello Venditti; ndr), la fanfara dei bersaglieri e la Haka degli All Blacks. Sono le tre musiche che mi rappresentano… (pag. 100) Siete mai stati una volta nella vita all’Anfield Road? Dovete farlo. Portate i vostri figli, le vostre donne. Un’esperienza mistica… (pag. 121) Passiamo la vita a nasconderci, noi calciatori. A sembrare diversi da quello che siamo. Là non puoi andare, quella cosa non la devi fare, con quella persona non puoi farti vedere… Diventa complicato restare una persona autentica se sei un calciatore da prima pagina… (pag. 129) Come avrete ormai capito, ma sono sicuro che vale per molti di voi, mi è difficile distinguere quello che sono da quello che la vita ha fatto di me… (pag. 131) Sento dire spesso che l’amore è il motore dell’esistenza. Dell’esistenza altrui, aggiungo io. Non certo della mia. Non so se sono mai stato veramente innamorato, non so se sono capace d’amare. Non lo saprò mai… (pag. 144) Il cancro, una volta che l’hai avuto, non ti lascia più. Può tornare come realtà ma, anche se non torna, ti resta dentro come un fantasma. Un fantasma minaccioso. Sta sempre lì, addosso… (pag. 156) Lasciare un racconto onesto di sé, è forse il più bel commiato.

(dal risvolto di fine libro) Sebastiano “Sebino” Nela, nato a Rapallo nel 1961, ha vestito le maglie di Genoa, Napoli e soprattutto Roma, oltre che della Nazionale italiana (5 le sue presenze). Terzino a tutta fascia, è stato una colonna dei giallorossi dal 1981 al 1992, conquistando uno scudetto, tre Coppe Italia e due finali europee.
▪ Giancarlo Dotto è giornalista, scrittore e autore teatrale.

28.09.21