IL PALLONE RACCONTA: MAURO BELLUGI

La scomparsa dell'ex difensore di Inter, Bologna, Napoli e Pistoiese

Mauro Bellugi non ce l’ha fatta, si è spento a 71 anni, vittima delle conseguenze del Covid. A inizio novembre era stato ricoverato per problemi legati all’anemia mediterranea, risultando positivo al Coronavirus. Per salvarlo i medici furono costretti ad amputargli le gambe, Bellugi era ancora in ospedale dove aveva cominciato la riabilitazione. “Mi hanno tolto anche la gamba con cui ho segnato al Borussia” — raccontava — “Moratti vuole prendermi le protesi”. Dopo i due interventi, sembrava in grado di riprendersi, ma era sempre ricoverato al Niguarda, a Milano, dove era stato operato. Nelle ultime settimane c’erano state complicazioni, un’infezione che si è rivelata fatale. 

 

Lascia la moglie Loredana e la figlia Giada, che aveva avuto dalla prima moglie Donatella. I funerali martedì 23 febbraio alle 11 nella basilica di Sant’Ambrogio.

 

32 volte azzurro, aveva vestito le maglie di Inter, Bologna, Napoli, Pistoiese. Il suo unico gol in carriera con l'Inter fu in Coppa Campioni contro il Borussia Monchengladbach, il 3 novembre 1971, vinta 4-2. Con grande forza d'animo Bellugi pensava comunque di poter riprendere a camminare grazie a delle protesi: "Prenderò quelle di Pistorius", aveva detto con un sorriso.

Nato calcisticamente nell’Inter con il nerazzurro che gli è rimasto dentro sempre: esordisce in Serie A nel ’70 grazie a Herrera, Heriberto non Helenio, e vince lo scudetto nel ’71, quello della rimonta clamorosa sui cugini del Milan. Sarà l’unico trofeo vinto in carriera. Ceduto al Bologna nel 74, non tanto per il valore quanto per l’eccessiva sincerità e la tagliente lingua da toscanaccio gli avevano creato qualche antipatia di troppo diventa titolare fisso tra i felsinei e anche in Nazionale, andando ai Mondiali nel 1974, senza giocare e poi a quelli del 1978. Chiude la carriera con un campionato a Napoli, ceduto nell’ambito dell’operazione che aveva riportato a Bologna l’attaccante Beppe Savoldi, e poi a Pistoia, dove dopo il ritiro tenta anche la carriera da allenatore, salvo poi decidere che non è quella la sua strada e diventare opinionista televisivo, apprezzato proprio per quello stile che aveva anche in campo: raramente banale, ruvido, tagliente.
Sempre in discussione. All’Inter, in Nazionale, e anche al Bologna, spesso tormentato da problemi fisici: infortuni anche gravi da cui era sempre riuscito a riprendersi grazie alla forza di volontà più che al bisturi dei chirurghi. E anche dopo l’amputazione delle gambe era pronto a rialzarsi di nuovo, palesando la sua voglia di cimentarsi con le protesi di Pistorius che avrebbe voluto utilizzare per tornare a camminare, e firmando un’altra impresa stile Varsavia o Wembley: purtroppo non gli è riuscita.

Vanni Zagnoli

21.02.21