IL PALLONE RACCONTA: ERNESTO GALLI

La scomparsa del portiere del Real Vicenza

Gli è stato fatale il Covid, assieme ad altre patologie. È morto ieri all'ospedale San Bortolo di Vicenza, dopo una breve malattia, l'ex portiere Ernesto Galli, 75 anni, veneziano di nascita, vicentino di adozione.
È stato una delle bandiere del Lanerossi Vicenza, protagonista del "Real" di mister Giovanbattista Fabbri e Paolo Rossi. Tra i pali ha contribuito alla conquista della promozione in Serie A nella stagione 1976-77 e l'anno dopo al secondo posto in classifica alle spalle della Juventus. Con i biancorossi ha collezionato complessivamente 137 presenze, dal 1975 al 1979 e poi nella stagione 1980-1981. Iniziò nell’Udinese, poi giocò nella Spal, a Brescia e a Cesena. Come tecnico ha allenato il Vicenza nel 1988-1989, esonerato e poi richiamato, con salvezza finale, in Serie C.
È stato vice di Bruno Giorgi, Francesco Guidolin e di Edy Reja.
Niente guanti, quando era tra i pali, se non in caso di pioggia o neve, a proteggere quelle mani a difesa del mitico Real. La partita più memorabile per i biancorossi neopromossi in A nella stagione ’77-’78 fu la vittoria contro la Roma per 4-3, nella quale il portiere Ernesto parò un rigore a Di Bartolomei all’ultimo minuto.
“Baluardo della porta biancorossa” - scrive fra l’altro il Vicenza su instagram – “è stato vice allenatore di molte formazioni biancorosse, tra cui quelle guidate da Renzo Ulivieri e Maurizio Viscidi, il suo ricordo resterà per sempre nella memoria di tutti noi. La società si unisce al dolore della moglie Gabriella e dei figli, desidera esprimere ai suoi cari le più sentite condoglianze”.
Anche il sindaco di Vicenza Francesco Rucco, da sempre grande tifoso biancorosso, ne piange la scomparsa.
“Oggi all’alba è volato in cielo il nostro portierone Ernesto Galli. Uomo di poche parole, ma di grande concretezza e bontà. Innamorato della sua città e del Lanerossi Vicenza di cui è stato un vero protagonista, alla pari dei suoi compagni di squadra. È stato interprete di anni bellissimi per la Vicenza calcistica, anche da allenatore. Insomma, una vera bandiera. E come tale sarà giusto ricordarlo e portarlo nel cuore”.
La squadra del secondo posto era con Galli; Lelj, Marangon; Guidetti, Prestanti, Carrera; Cerilli, Salvi, Rossi, Faloppa e Filippi.
Quattro anni fa era scomparso Giancarlo Salvi, adesso se n’è andato Ernesto, il portierone.
Ce lo ricorda Mario Guidetti, mediano del Vicenza dal ’77 al ’79.
“È difficile trovare le parole giuste” - racconta al telefono, da Crevacuore, Biella – “Siamo stati insieme per due anni, era una persona molto disponibile, eravamo legati. Ci siamo rivisto due anni fa, al quarantennale del Real Vicenza era con la sua famiglia. Erano uno di noi, il legame era solido, in un bel gruppo. Ci ritrovavamo al ristorante l’Aquila, di Cittadella. Ernesto era disponibile, all’interno dello spogliatoio, persona di uno spessore incredibile, con la quale valeva la pena passare tempo”.
Galli era legato particolarmente a Beppe Lelj e a Giorgio Carrera.
“C’era un’affinità notevole. La vita di allora era molto diversa, si viveva di più la quotidianità, ora magari si sta insieme solo in ritiro”.
Guidetti ha 69 anni, è pensionato, smesso di allenare. “Vivo da nonno, adesso distante anche dai nipoti, con questa pandemia”.
Ernesto Galli si trovava spesso al bar Stadio, di fianco al Menti, appuntamento per serrate discussioni calcistiche e lunghe partite a carte, magari con qualcuno dei compagni di gloria, Beppe Lelj in particolare. Un’altra sua partita memorabile fu Perugia-Vicenza del 15 gennaio 1978, i biancorossi erano già secondi, lui blindò il pari con una serie di interventi da extraterrestre.
La scomparsa di Ernesto Galli ci offre proprio l’occasione per raccontare quel Real Vicenza, protagonista di miracolo calcistico, sfiorato anche due anni più tardi dal Perugia, secondo dietro il Milan e imbattuto, unica squadra nella storia della Serie A.
Lo facciamo con Giorgio Carrera, l’ex libero biancorosso dell’epoca, che siamo andati a trovare nella città berica.
“Siamo stati a un passo da un miracolo sportivo” - racconta – “purtroppo a Bologna perdemmo negli ultimi minuti, su autorete in barriera, un tocco di tacco, su punizione di Stefano Chiodi, poi scomparso e mio compagno al Bologna. Lì il nostro sogno si infranse, anche se mancavano altre 4 giornate: battemmo poi il Genoa, vincemmo 4-1 a Napoli, superammo 3-1 anche il Perugia, al Menti, ma non bastò perché ci presentammo a Torino, all’ultima di campionato, con 3 punti di ritardo. Sarebbe bastato il pari in quella gara per giocarcela. Vinse poi la Juve per 3-2, arrivammo a 5 lunghezze, 44 punti contro 39, ma i bianconeri festeggiarono con una giornata di anticipo”.
Come fu possibile, da matricola, una cavalcata del genere?
“In realtà pagammo l’avvio di campionato negativo, con 2 punti in 5 gare, lo perdemmo anche lì. Poi il rientro di Franco Cerilli trequartista e l’acquisto di Mario Guidetti in mediana piazzammo una rimonta veramente bella, con 7 vittorie esterne, tante, per una provinciale”.
Tantopiù che all’epoca la Serie A era a 16 squadre, contro le 20 attuali e c’erano i due punti per vittoria.
“Fu pazzescamente bello, esattamente come il secondo posto del Perugia. Paragonabile al successo del Leicester di Ranieri in Inghilterra, gli inglesi hanno costruito una favola meravigliosa che resterà per sempre. In tanti 4 anni fa abbiamo tifato Leicester, come credo in tutta Europa. A noi e agli umbri mancò davvero pochissimo”.
All’epoca il calcio italiano non aveva 7 squadre nelle Coppe, il Vicenza nel ’78-’79 debuttò in Europa e uscì al primo turno.
“Con il Dukla Praga, ci capitò la più forte fra le possibili avversarie. Beppe Lelj e Pippo Filippi erano andati via, io mi ruppi in un torneo, a Tirrenia, Paolo Rossi subì un fallaccio dopo pochi minuti, da Macela. In Repubblica Ceca perdemmo 1-0, al ritorno fu 1-1, con gol di Massimo Briaschi e il rigore sbagliato da Vito Callioni. Sarebbe servito il 3-1, per passare, ma anche lì il finale sarebbe stato più intenso. Avevano 7-8 nazionali, erano vicecampioni d’Europa, la Cecoslovacchia perse solo ai rigori, la finale con la Germania”.
All’epoca la squadra si chiamava Lanerossi Vicenza.
“Adesso è Lanerossi Virtus Vicenza, frutto della fusione con il Bassano, fra l’altro. Eravamo L.R. Vicenza, mentre Guidolin arrivò in semifinale di Coppa delle Coppe come Vicenza. In una piazza storica, che prima di noi visse 20 anni di fila in Serie A, con Savoini, Sergio Campana, Franco Volpato, Vinicio. Noi arrivammo dopo la retrocessione e al secondo tentativo salimmo, nonostante fossimo candidati a retrocedere. È il bello del calcio”.
E nello stesso anno della prima Europa retrocedeste.
“Fu molto particolare, io stesso non giocai, per un’operazione a un ginocchio. Paolo Rossi restò fuori un mese e mezzo. Finimmo in B a Bergamo, perdemmo, mentre il Bologna vinse e si salvò”.
Lì Galli passò all’Udinese, a 34 anni, e poi ritornò la stagione successiva, per concludere la carriera da dodicesimo.
Nel suo Vicenza c’erano anche Sulfaro e Callioni, Rosi e Briaschi, Verza e Miani, Mocellin e Stefanello, D’Aversa e Secondini, Sandreani e Zanone. Nomi d’altri tempi, del calcio anni ’70. Che ieri ha dato l’addio a Ernestone Galli.

Vanni Zagnoli

30.11.20