GloBall

The Hammers, i martelli dell’East End

Londra è divisa in quartieri ma, prima di tutto, in due macro zone: il West End – la parte ovest borghese e prevalentemente benestante - e l’East End – la parte est storicamente abitata dalla working class londinese. L’East End, per intendersi, include quartieri come Whitechapel, famoso per le gesta di Jack lo Squartatore e strade come Brick Lane, un tempo abitata prevalentemente da immigrati irlandesi ed ebrei askenaziti ed ora vero e proprio distretto bangladese e sede della Grande Moschea di Londra.

Anche la lingua parlata non è la stessa: nell’East End si parla il “cockney”, un dialetto quasi incomprensibile per i non londinesi, che include parole tratte dall’yiddish, o di origine tedesca o persino Rom. 

Ma il dato per noi più interessante è che nell’est londinese ha sede una delle squadre più evocative del calcio britannico, un club che come pochi simboleggia le origini genuinamente popolari di questo sport: il West Ham United. I clarets and blue nascono infatti nel 1895 come squadra dopolavoristica dei Thames Ironworks, un cantiere navale avente sede nei docks londinesi (guarda caso, la stessa origine degli acerrimi rivali del Millwall…). 

In 125 anni di storia il West Ham ha disputato 60 campionati di prima divisione, vincendo 3 FA Cup, 1 Charity Shield ed 1 Coppa delle Coppe. Il palmares è nettamente inferiore a quello delle altre tre grandi londinesi Arsenal, Chelsea e Tottenham, ma il settore giovanile del club è tra i più prolifici d’Inghilterra, senza contare il contributo determinante dato da campioni come Bobby Moore, Martin Peters e Geoff Hurst al primo e unico titolo mondiale vinto dalla nazionale nel 1966.

Malgrado i pochi successi, per passione e numero la tifoseria degli Hammers non teme rivali: alle partite casalinghe partecipano in quasi 60.000 nel nuovo London Stadium, erede del mitico Boleyn Ground; inoltre, il club continua a godere di un prestigio e fascino del tutto particolari: lo stemma con i martelli incrociati rimanda alle sue origini di istituzione sportiva fondata per i lavoratori della zona più povera di Londra e in Inghilterra - come dovrebbe essere dappertutto - ciò è fonte di particolare orgoglio. Inoltre, nel periodo a cavallo tra gli anni 70’ e 80’, si realizzò una particolare fioritura, ben nota agli appassionati di musica inglese, di molti gruppi punk, ska e oi che avevano in comune la passione per il calcio e la provenienza dall’East End londinese, e quindi tifosi in gran parte del West Ham. 

In particolare la band punk/oi dei Cockney Rejects ha celebrato la sua appartenenza al settore più caldo del tifo con una versione di “I’m forever blowing bubbles”, la canzone del 1918 diventata l’inno ufficiale del West Ham, e che un po’ ne riassume romanticamente la storia: “Sto sempre a gonfiare bolle, belle bolle nell’aria, volano così in alto, raggiungono il cielo, e come i miei sogni svaniscono e muoiono!”.

05.02.20