Convegno AIC “Il Calcio fa bene?"
Si è svolto oggi a Roma, nella sala conferenze dello Stadio Olimpico, il convegno “Il calcio fa bene? – Incidenza della pratica sportiva sulla salute dei calciatori” organizzato dall’Associazione Italiana Calciatori.
Aperto dai saluti istituzionali del dott. Diego Nepi Molineris (AD Sport e Salute), l’incontro è stato incentrato sulla presentazione in anteprima delle evidenze scientifiche emerse dallo studio condotto dal gruppo di lavoro AIC, prof.ssa Emanuela Taioli (Mount Sinai School of Medicine), dott. Walter Della Frera (specialista in medicina sportiva, consulente medico FIGC) e dott. Piero Volpi (responsabile area medica FC Internazionale Milano e Humanitas).

Prendendo spunto dai recenti casi di cronaca che hanno interessato ex-calciatori, lo studio epidemiologico promosso da AIC ha analizzato un gruppo di oltre 5.000 ex-calciatori (maschi) che hanno giocato, in Italia, a livello professionistico tra il 1975 ed il 2003 al fine di conoscere il reale stato di salute o le eventuali cause di mortalità.
Lo studio epidemiologico realizzato mostra come l’attività sportiva di altissimo livello abbia un’incidenza positiva anche sulla salute degli ex-calciatori nel lungo termine. Se da un lato è dimostrato che il calcio (e la pratica sportiva ad alta intensità prolungata) produce effetti negativi nel dopo-carriera dell’atleta dal punto di vista osteoarticolare o muscolare, dall’altro non era ancora stata analizzata scientificamente la relazione tra il calcio di vertice e l’insorgere di alcune tra le principali patologie e le conseguenti cause di mortalità.

La ricerca presentata mette in relazione, per la prima volta, un’ampia popolazione di calciatori e le principali cause di mortalità della popolazione: covid, cancro, malattie cardiovascolari, incidenti, decessi per cause violente o suicidi, malattie neurodegenerative.
Confrontando il tasso di mortalità degli ex-calciatori (facenti parte del gruppo preso in considerazione), lo studio ha evidenziato con chiarezza che ci ha praticato calcio a livello professionistico registra un tasso di mortalità inferiore alla media nazionale (che si considera uguale ad 1) in tutte le categorie analizzate esclusa quella degli incidenti.
In totale, considerando “1” il tasso di mortalità standardizzato della popolazione nazionale pari età e pari sesso del campione analizzato, gli ex-calciatori hanno fatto registrare un dato di mortalità complessivo pari a 0.52.

Hanno completato i temi del convegno gli approfondimenti sull’incidenza della pratica del calcio sugli atleti professionisti: nello specifico “l’impatto dell’osteoartrosi”, a cura della prof.ssa Maria Chiara Vulpiani (Università La Sapienza di Roma), e “il legame tra benessere e invecchiamento, legato alla pratica del calcio per gli amatori” del prof. Fabrizio Perroni (Università degli Studi di Urbino).
Ha concluso i lavori il Presidente AIC, Umberto Calcagno, approfondendo il valore di questa iniziativa e dello studio scientifico AIC per la categoria.

"Felici che l’Associazione Calciatori abbia deciso di approfondire queste tematiche all’interno della nostra casa, lo Stadio Olimpico che abbiamo messo volentieri a disposizione nel momento in cui si parla di salute” - ha detto Diego Nepi Molineris, amministratore delegato di Sport e Salute, che ha aperto i lavori. “Sul lato della salute c’è molto da fare, soprattutto in merito a quanto lo sport possa dare alla tutela della salute stessa. Il calcio fa bene? Certamente, non solo per quanto riguarda la salute, ma anche per tutto quel contesto che crea dal punto di vista sociale”.
“Era doveroso come AIC approfondire il legame tra calcio e salute” - ha aggiunto il Presidente AIC Umberto Calcagno - “esigenza nata dalla preoccupazione di alcuni ex calciatori dopo la scomparsa di importanti colleghi del passato e dalle notizie allarmanti su alcune patologie specifiche che colpirebbero gli atleti della nostra disciplina. Il boom mediatico creato attorno a queste notizie, spesso non supportate da dati scientifici, ci ha portato a creare un gruppo di lavoro, formato da medici esperti del settore, per arrivare ad uno studio epidemiologico che ci desse numeri scientificamente validi da analizzare. Dati che ci tranquillizzano perché il messaggio è molto chiaro: lo sport fa bene, anche il calcio praticato ad alti livelli. Tutto ciò che riguarda l’infortunistica continua invece a preoccuparci” - ha concluso Calcagno - “i calendari troppi fitti ci impegnano a continuare a lavorare per cercare di tutelare la salute soprattutto dei top player che giocano tantissime partite ogni stagione. Questo convegno non è quindi un punto di arrivo ma di partenza, l’inizio per nuovi studi e approfondimenti su questi temi anche a salvaguardia dello spettacolo calcistico”.
