#parolaalpresidente

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La data delle prossime elezioni federali (22 ottobre) non è così lontana ma già “sembrano molte cose”.

Purtroppo dopo la mancata elezione del 29 gennaio scorso la ricerca di un direttivo federale eletto e di un presidente che unisca è stata accelerata anche a causa di un commissariamento che si può definire eufemisticamente difficile.

Un gruppo consistente (73%) di aventi diritto al voto riuniti da Associazione Arbitri, Calciatori, Lega Pro e Lega Dilettanti lo scorso maggio ha chiesto formalmente la convocazione delle elezioni e si è arrivati ad ottenere una data certa solo agli inizi di settembre.

Questo gruppo (73%) ha sempre cercato di mantenere la compattezza su un presupposto chiaro: nessuno dei tre candidati alle elezioni di gennaio avrebbe ripresentato la candidatura e avremmo individuato insieme un presidente condiviso che potesse rimetterci attorno allo stesso tavolo per parlare di calcio, di progetti sportivi necessari e di riforme del sistema calcio invocate da tutti.

Purtroppo la persona individuata da quel gruppo, Giancarlo Abete, non è o non sembrerebbe eleggibile e ci si sarebbe dovuti adoperare per individuare altra persona con lo stesso obbiettivo, rimanere uniti.

Ahimè non la pensavamo tutti allo stesso modo e, in una sorta di balletto dell’impossibile (individuare altro dirigente condiviso) ci siamo trovati in una corsa al rinvio di qualsiasi decisione. Fin dai primi giorni dopo aver appreso, o meglio, aver ipotizzato la non candidabilità di Giancarlo Abete, Cosimo Sibilia e Gabriele Gravina hanno ripreso un discorso interrotto il 29 gennaio (accordo tra le due componenti Lega Pro e Lega Dilettanti = 51%) e di fatto si è delineata una corsa verso un verdetto sicuramente opposto alle premesse dello stare insieme.

Non ci siamo ulteriormente seduti , noi calciatori, a parlare e approfondire contenuti con il dubbio (o certezza) di un gioco secondario poco chiaro e certamente non in linea con un modo di stare assieme auspicabilmente più trasparente.

Le notizie si rincorrono e rimbalzano, con gli allenatori che effettuano i cambi e il gruppo che parla di fuoriusciti ma non di regole comuni. Dispiace pensare che il calcio debba ripartire con le stesse dinamiche con le quali si è fermato  ma con l’ambizione di essere diverso. Credo che per cambiare le cose si debba passare da cambiare i comportamenti, per fare le riforme dobbiamo sentirci protagonisti e responsabili tutti, ognuno con le sue peculiarità ma con l’obbiettivo di sentirsi “a casa”.

Purtroppo oggi dobbiamo certificare che il 73% tanto difeso e tanto discusso oggi non c’è più.

Ci saranno avvicendamenti? Ci sarà la lungimiranza di coinvolgere una figura che unisca anziché disperdere la compattezza paventata? Ci sarà di nuovo Giancarlo Abete proponibile? Di sicuro l’auspicio e la speranza sono quelle di ripartire con il calcio italiano cambiando per una volta le dinamiche che, ad oggi, sembrano dure da estirpare.  Sicuramente un piccolo/grande cambio di marcia mi aiuterebbe a sentirmi, anche in Figc, un po’ più a casa.

26.09.18