“COSTRUZIONE DAL BASSO”, IL PROGETTO TECNICO SPORTIVO DI AIC E AIAC

Tavola rotonda a Rimini con i presidenti Ulivieri e Calcagno, il presidente della Figc Gravina e tutte le componenti federali

Si è svolta oggi alla Fiera di Rimini, nell’ambito dell’evento dedicato ai tecnici del mondo del calcio “The Coach Experience”, la tavola rotonda dal titolo “Costruzione dal basso” con la presentazione della proposta di “progetto tecnico-sportivo” elaborata dalle Associazioni di categoria dei Tecnici e dei Calciatori, alla luce delle recenti riforme ma anche dell’attuale contesto sociale e sportivo che vive il nostro Paese.
Il Presidente AIAC Renzo Ulivieri e il Presidente AIC Umberto Calcagno hanno riportato le proposte condivise dalle due componenti tecniche, presentate nel corso dell’incontro da Simone Perrotta (Responsabile Dipartimento Junior AIC), Giancarlo Camolese (Vicepresidente AIAC) e Fabio Poli (Direttore organizzativo AIC), e discusse nella tavola rotonda di confronto alla quale hanno partecipato Gabriele Gravina (Presidente FIGC), Giancarlo Abete (Presidente LND), Matteo Marani (Presidente Lega PRO), Gabriele Nicolella (Responsabile Area Legale LNPB), Laura Tinari (Presidente Divisione Serie B Femminile) e Vito Tisci (Presidente SGS FIGC).

Come associazioni di categoria, AIAC e AIC sono state fortemente impegnate in questi ultimi anni sul tema dell’eccessivo numero di impegni sportivi per gli atleti e i tecnici del cosiddetto “alto livello”. Argomento ampiamente sviluppato negli ultimi convegni che hanno approfondito le varie problematiche legate alla salute dell’atleta e alla sua rilevanza sulla performance sportiva del singolo, della squadra e sulla performance economica del club.
Fortemente convinte, tuttavia, che il “vertice” sia strettamente connesso alla “base”, Associazione Allenatori e Associazione Calciatori hanno elaborato un “progetto tecnico-sportivo” partendo dal concetto di “filiera”, che rappresenta una delle certezze del nostro sistema, dove base e vertice, due momenti entrambi fondamentali di un unico percorso, devono essere posti in relazione tra loro. Se il rapporto di relazione può e deve essere biunivoco, il percorso cronologico può avere un solo senso: prima si costruiscono le fondamenta e poi, su quelle, si può innestare un vertice.
In entrambi i casi c’è bisogno di eccellenti formatori e il mondo professionistico ha bisogno delle scuole calcio, dei settori giovanili, ma soprattutto ha bisogno di professionalità qualificate. Per questi motivi AIAC e AIC hanno scelto di realizzare un momento di incontro con le altre componenti del sistema calcio nella splendida cornice della “The Coach Experience”, luogo dove si incontrano e si formano i tecnici di tutti i livelli, per provare ad analizzare l’attuale situazione ed interrogarsi sui possibili scenari futuri.

I dati analizzati evidenziano che la “filiera” si sta esaurendo, con meno bambini e bambine che praticano il calcio e con il crescente problema del drop-out, l’abbandono della pratica sportiva nella fascia adolescenziale. Da qui emerge la necessità di ricostruire e allargare una base di “calcio spontaneo”, e dalla base costruire processi di filiera.
Allo stato attuale la filosofia dominante è la “ricerca del talento”, filosofia che va cambiata con la riscoperta dei valori e con la valorizzazione dell’aspetto aggregativo del calcio, non solo giovanile, anche per vincere la concorrenza con altri sport. Favorire lo sviluppo della pratica sportiva, “allargare la base” per allargare il bacino in cui si può trovare anche il talento.
Per fare questo è necessario elaborare e promuovere un nuovo modello educativo, basato sulla passione per il calcio, sul divertimento, sul gioco. Tutti aspetti che si sono persi nella frenetica ricerca del talento. Questo modello educativo deve essere promosso da tecnici competenti che sappiano creare un contesto favorevole di apprendimento, sia tecnico, che educativo e sociale, a 360°. È quindi necessario entrare nelle società, formare i formatori e affiancarli mentre svolgono le loro attività. Fornire loro competenze nuove, socio-psico-pedagogiche e giuridiche, da affiancare alle tante competenze tecniche e tattiche che possono già avere.

Il modello è quello dell’area sportiva territoriale, che deve essere potenziato, diventare capillare e coinvolgere tanti più formatori. Tecnici che devono portare il “messaggio” ed il “modello” della Federazione, avendo la possibilità di vivere di questo lavoro, svolgendolo per l’intero arco della giornata: mattino scuola, pomeriggio scuola calcio. Più che di “spazi” c’è bisogno di “persone” che “riempiano gli spazi”, che portino competenze e che riescano a trasferirle. Che rappresentino l’identità azzurra della Federazione, su tutti i campi dove giocano i più piccoli, secondo le indicazioni della sezione per lo sviluppo del calcio giovanile e scolastico, presso il Settore Tecnico.
La scuola, in questo contesto è un alleato fondamentale: il modello da applicare è lo stesso definito per le scuole calcio. Formare ed avere a disposizione gruppi di tecnici per ciascun territorio, che gireranno le scuole calcio, significa avere un capitale umano disponibile al mattino per andare nelle scuole. I tecnici delle aree sportive territoriali sono le persone adeguatamente formate che devono entrare nelle scuole per parlare ai ragazzi ed ai docenti. Uniformare i progetti esistenti, sotto un solo brand in un progetto unico, da differenziare in base alle fasce d’età ed alle specifiche esigenze dei territori.

Le qualità degli educatori sono essenziali: è fondamentale continuare a lavorare sulle competenze, ma anche riuscire a dar loro una sostenibilità economica. Quando i genitori affidano i loro figli ad una società sportiva, devono sapere di affidarli ad un gruppo di professionisti con competenze specifiche. Competenze tecniche adatte alla fascia d’età ma anche competenze psicologiche. E se l’obiettivo è quello che nelle scuole calcio operino i migliori tra allenatori e dirigenti, è necessario costruire le condizioni per cui i “migliori” possano vivere del loro lavoro a questo livello.
Il sistema del calcio italiano ha rappresentato per anni un modello a livello mondiale: oggi siamo ancora un riferimento per la parte tecnica di alto livello, tecnici formati dal nostro sistema si confrontano e vincono nelle principali competizioni mondiali del calcio. Questa qualità e queste vittorie sono figlie di una pianificazione di lunga data, cominciata decenni or sono e portata avanti negli anni dalla scuola allenatori e dal Settore Tecnico della FIGC.
Il modello proposto da AIAC e AIC, basato su team di “formatori” che girano le società per formare i formatori, intende superare il limite fisico dello spazio federale in cui devono essere portati i migliori tra i ragazzi e le ragazze. E vuole portare le competenze sul territorio, a tutti gli allenatori, per dare un contributo sociale a tutti i ragazzi, a tutte le famiglie, a tutte le scuole del territorio nazionale.

Se il calcio femminile sta vivendo un momento di crescita promettente (che però parte da numeri ancora bassi), il maschile vive un momento decisamente complicato alla base. Le società che operano nel settore giovanile continuano a pensare che l’unico modo per creare risorse sia la selezione del talento del giovane calciatore. I dati e le proposte fatte mostrano incontrovertibilmente che è necessario un cambio di prospettiva, un rovesciamento della funzione di quella che è la “cellula sportiva” primaria: la società che opera, con i suoi tecnici, sul territorio. È chiaro che serve un cambiamento dal basso, una nuova programmazione con nuovi obiettivi e nuove prospettive. Per fare questo occorrono risorse, che servono a dare uniformità all’offerta sportiva, ad alimentare i processi, a costruire rapporti tra scuola-comunità-sport.

Oggi dobbiamo ripensare proprio il modello, capire che i bambini non sono più adatti al vecchio modello, che la selezione del talento non è più lo scopo sociale di una società di base. Oggi alleniamo uomini e donne e se, tra loro, ci sarà un campione, la rete del calcio lo troverà e saprà accompagnarlo dove merita. Ma intanto avremo ri-costruito una filiera, che parte dalle scuole calcio e passa dalle scuole. E la ri-costruzione della filiera passa dalla riscoperta della dimensione del gioco.
I tecnici, in questo processo, sono il fulcro. Più che sugli spazi è necessario puntare sulle persone, ed i tecnici in questo contesto devono essere messi nelle condizioni di fare quello che fanno per lavoro. Dobbiamo avere un modello unico, che lasci divertire i bambini. E tecnici in grado di applicarlo, sotto la guida di un gruppo di formatori altamente qualificati.
Quando i bambini ricominceranno a divertirsi giocando col pallone… avremo avviato la “costruzione dal basso”.

“Il nostro progetto presentato alla Federazione” - ha detto il Presidente AIC Calcagno - “che stiamo portando avanti con forza, riguarda l’altra parte del nostro mondo, riguarda la parte tecnico sportiva, riguarda la parte educativa che rappresentiamo. Costruzione dal basso vuol dire valorizzare il ruolo di tutte le componenti, deve coinvolgere tutti, a piccoli passi, partendo dalle piccole cose per arrivare ai grandi risultati. Dobbiamo avere pazienza, e contiamo che le persone che oggi operano sul territorio possano avere sempre più competenze da trasmettere ai nostri giovani. Oggi il talento all’interno del nostro mondo non manca, dobbiamo capire cosa serve per continuare a coltivarlo e svilupparlo”.

05.06.24