Il pallone racconta: Carlo Mazzone

Gli 80 anni del “Sor Carletto”

Carletto Mazzone ha compiuto 80 anni due domeniche fa e li ha festeggiati allo stadio Cino e Lillo Del Duca di Ascoli e poi in famiglia, come sempre. Con la moglie Maria Pia, che gli fa da segretaria, e con i figli: Massimo, diplomato Isef, geometra che costruisce appartamenti, e Sabrina, che dopo avere frequentato le magistrali gestisce un negozio di abbigliamento, senza peraltro ospitare cimeli del padre.
E poi ci sono i nipoti: Vanessa, figlia di Sabrina, Cristian e Alessio, che ha 19 anni e gioca a calcio, e persino la bisnipote, Iole. Perché il sor Carletto è proprio bisnonno.
“Abito con mia moglie” - racconta – “ad Ascoli, nel quartiere Monteverde, a 5’ di macchina dallo stadio. Per tenermi in forma esco tanto, cammino, andiamo spesso fuori a pranzo”.
“E’ una buona forchetta” - si inserisce la moglie – “ama la cucina semplice, spesso cucino io”.
Hanno una casa al mare, a San Benedetto del Tronto, e un appartamento in montagna, a San Marco.
Mazzone è romano, ma ascolano d’adozione, il più grande personaggio locale, dopo la morte del presidente Costantino Rozzi, scomparso nel ’94. Assieme firmarono la prima promozione e la prima salvezza dell’Ascoli in Serie A, nel ’75, e poi il 6° posto, secondo miglior risultato nella storia marchigiana, nell’81-82, dietro soltanto al 4°, autografato due anni prima da Gb Fabbri.

A Mazzone sono arrivati cori dallo stadio Dall’Ara, perché allenò il Bologna in tre occasioni: fu esonerato nell’85, retrocedette nel 2005, ma in mezzo firmò la miglior stagione rossoblù da 40 anni a oggi, con le semifinali di Coppa Italia e Uefa, nel ’99.
Il sor Carletto è rimasto anche nel cuore dei tifosi della Fiorentina per il 3° posto del ’77 e soprattutto del Catanzaro, per le prime due salvezze consecutive conquistate in A. E poi a Lecce (promozione e due permanenze) e al Cagliari (6° posto e qualificazione Uefa), ma ha fatto benissimo anche a Perugia (10° e poi scudetto levato alla Juve, nel 2000) e a Brescia (finale di Intertoto, con Toni e Baggio).
“Assieme a Totti” - spiega – “Roberto è stato il migliore che abbia allenato”.
Mazzone mai ha discusso il capitano, consapevole del lusso che rappresentava, per il presidente Corioni. “Idem Guardiola. Ed è un orgoglio che abbia ricordato pubblicamente i miei 80 anni. Gli ero già grato per avermi invitato allo stadio Olimpico per la Champions vinta col Barcellona nel 2009”.
Nel profluvio di auguri spicca il messaggio su Facebook di Totti. “Mister, ci siamo conosciuti che avevo 16 anni, ero un ragazzino! Mi hai fatto crescere come uomo e come calciatore. Mi hai difeso, mi hai spronato e mi hai fatto tenere la testa sulle spalle ad un'età difficile. Chissà come sarebbero andate la mia carriera e la mia vita se non ci fossi stato tu... Ma ci sei stato e io mi sento fortunato, onorato ed orgoglioso di aver conosciuto una persona splendida come te che non smetterò mai di ringraziare! Ci vorrebbero tanti Carletto Mazzone anche nel calcio di oggi! Auguri per i tuoi "primi" 80 anni!”.
Fra i numeri 10 allenò anche Giancarlo Antognoni, quando era all’inizio. Ha collezionato 795 panchine in Serie A, è il record. Era stato centrocampista, dal 1958 al ’68, con esordio in A nella Roma. Poi ha indossato le maglie di Spal, Siena e Ascoli. Nel 2002 gli consegnarono la panchina d'oro alla carriera, ha smesso smesso nel 2006, a Livorno, in A, poi rifiutò l’offerta del Frosinone, in B. “La gavetta l’ho già fatta”, sorrise all’epoca.

Carletto è l’icona di se stesso, trasteverino nella parlata, fisicamente esuberante e gesticolante, splendido attore dialettale alla Mario Brega.
Se a Torino c'era Trapattoni, lui era proprio il Trap dei poveri, re di provincia, in panchina per 38 stagioni. Ad Ascoli e alla Fiorentina aveva come preparatore un grande ascolano, scomparso da poco, il professor Carlo Vittori. E là vinse il torneo di Capodanno, disputato all’epoca del terremoto in Irpinia, nell’81. Nel palmares ha pure una coppa di Lega italo-inglese, vinta con la Fiorentina nel ’75, e l’Intertoto con il Bologna, del ’98, con Signori, rinato a 30 anni, dopo l’addio alla Lazio.
Allenò Antonio Conte, che caratterialmente gli somiglia, e Claudio Ranieri, un Mazzone salito di classe e imborghesito. Assieme allo scomparso Franco Sensi, veniva imitato da Teo Teocoli e dalla Gialappa's Band. Lo chiamavano Sor Carletto ed Er Magara, dall’espressione romana.

Scrive bene Fabrizio Bocca, su repubblica.it: “Mazzone sta al calcio come Renzo Montagnani e Lino Banfi stanno al cinema di genere, come Albano sta alla canzone tradizionale italiana, come Corrado sta alla tv di intrattenimento. Sposta in avanti gli anni ’80 e ’90, recitando insieme al suo gemello Trapattoni il primo grande reality del pallone. I due strizzano l'occhio, semplificano e spettacolarizzano il linguaggio, recitano loro stessi, vanno a braccetto non solo col curvarolo ma soprattutto col tifoso della domenica sbracato in salotto”. "A Varriale, lo sai che c'ho amici a Roma, ho saputo che t'hanno fatto fuori… E’ la dimostrazione che il calcio è una meravigliosa commedia umana”.
Culminata domenica 30 settembre 2001 con la corsa furiosa sotto la curva degli ultras dell’Atalanta, che gli offendevano la madre e lo insultavano, dopo i due gol del 3-3 di Baggio. "Se famo 3-3 vengo sotto la curva!”. Lo fece davvero, allontanando il team manager Edoardo Piovani.
Per tutto questo e per tanto altro ancora Mazzone resta un mito per tanti, non solo per i calciatori.

Vanni Zagnoli

30.03.17