"4 chiacchiere con..."

Leonardo Morosini

⚽ Settore giovanile con Inter, AlbinoLeffe e Brescia. Con le “rondinelle” il passo importante, nel calcio “dei grandi”. Ci racconti l’emozione dell’esordio con la prima squadra? 

“Ho fatto delle esperienze bellissime nel settore giovanile dell’Inter. L’Albinoleffe è stata una parentesi difficile che non ricordo molto volentieri. Il Brescia è la società che ha puntato maggiormente su di me, che mi ha fatto esordire tra i professionisti al “Granillo” contro la Reggina: fu mister Ivo Iaconi a darmi questa possibilità. Entrai a 20’ dalla fine, ricordo, fu un’emozione incredibile; la prima palla che toccai, dopo un’azione personale, mi guadagnai il rigore che costò anche l’espulsione al difensore della Reggina. Poco dopo, colpii anche un palo. 

Nella mia seconda partita con il Brescia mi guadagnai un altro rigore e alla prima da titolare (25 maggio 2014, contro la Juve Stabia, nda) segnai la mia prima rete tra i “pro”. È sempre stato grande motivo di orgoglio, per me, essermi guadagnato un posto da titolare in una squadra gloriosa come il Brescia”.

 

⚽ Ora giochi nell’Avellino, in prestito dal Genoa. Era cominciata alla grande ma l’infortunio ti ha momentaneamente fermato. Cosa è davvero importante per riuscire a rialzarsi?

“Dopo un’estate abbastanza turbolenta sono passato in prestito all’Avellino. Ho passato un mese bellissimo, ho conosciuto una realtà nuova molto impegnativa e stimolante che ti dà tanto dal punto di vista sia calcistico che emozionale. La gente vive di calcio e tu, questo, te lo senti addosso. Avevo iniziato molto bene, carico e desideroso di dimostrare il mio valore ma purtroppo ho dovuto fermarmi per questo infortunio e devo dire che inizialmente è stata una cosa molto difficile da digerire. Ora il mio obiettivo è quello di tornare a stare bene e cerco di vivere questo percorso sempre con il sorriso. Giorno dopo giorno, andare in palestra è diventato un lavoro. Questo periodo lontano dal campo mi è servito comunque per passare più tempo in famiglia o con gli amici; l’ho presa come un’occasione per recuperare le cose “vere” che il nostro mondo a volte ti fa un po’ perdere di vista e che, ne sono certo, mi daranno la forza per tornare a dare il massimo anche in campo”.

 

⚽ Che rapporto hai con il tuo fratello maggiore, Tommaso, calciatore del Piacenza Calcio?

“Con mio fratello ho un rapporto bellissimo; condividiamo la passione per la musica e per il calcio. Lui ora è a Piacenza, dopo aver vestito molte maglie. È stato un po’ sfortunato a livello fisico (ha sofferto di pubalgia per molti mesi qualche tempo fa) ma negli ultimi anni si è rimesso in carreggiata alla grande, non solo dal punto di vista calcistico. Ha creato un brand di camicie e studia scienze motorie. È in continua evoluzione ed è comunque ancora sufficientemente giovane per crescere ancora anche calcisticamente. Se lo merita. Da lui ho ricevuto moltissimi insegnamenti positivi, è davvero una bella persona”.

 

⚽ Si è parlato molto della tua passione per la musica, per il pianoforte in particolare. È il tuo interesse principale quando esci dal rettangolo verde?

“La musica è la mia seconda grande passione. Sì, sono un pianista (non me ne vogliano quelli veri…). Io strimpello, ho imparato da solo iniziando quando avevo 8 anni. Abbiamo un pianoforte a casa e la musica ha sempre fatto parte della mia vita. È difficile parlare di cantanti, cantautori o gruppi preferiti perché la musica è talmente ampia che sull’argomento potremmo anche scriverci un libro. La musica che ascolto varia a seconda dello stato d’animo in cui sono, dal periodo che sto vivendo in un determinato momento e per cui il rapporto vero è tra la vita e la canzone che stai ascoltando. 

Sono particolarmente affezionato ad alcuni cantautori italiani: Paolo Conte, Vinicio Capossela, Lucio Dalla, Fabrizio De André, Francesco De Gregori… Poi seguo i Coldplay, i Radiohead, gli Editors, The Killers, Dire Straits, The Cure, The Clash… Sono tanti, potrei stare qui una giornata intera a parlare di musica. Gli ascolti sono comunque indissolubilmente legati allo stato d’animo. Una canzone sentita alla radio può farti rivivere un momento particolare del tuo passato o, viceversa, è il tuo stato d’animo che ti induce a cercare una determinata canzone. Il bello della musica è proprio questo, che ci parla di noi, di quello che stiamo vivendo”. 

 

14.12.17