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La vergogna non è mai Anna Frank

Riassunto delle puntate precedenti.
La partita Lazio-Sassuolo ha reso protagonisti i soliti noti che si sono impegnati in cori razzisti e ululati all'indirizzo di due calciatori del Sassuolo.
Sanzione per il settore dello stadio, la Curva Nord, da dove sono partiti insulti ed ululati.
Una giornata di chiusura del settore e una giornata da scontare dello scorso campionato, sanzione sospesa, che impongono alla Lazio di giocare due partite con il settore Curva Nord chiusa.
La Lazio promuove per le successive due partite in casa una campagna contro il razzismo offrendo biglietti di Curva Sud ad 1 euro.
La possibilità di partecipare alla campagna contro il razzismo è data anche agli abbonati in Curva Nord che devono solamente sospendere il proprio abbonamento per le due partite in questione e, attraverso i canali ufficiali online, staccare il biglietto per la Curva Sud.
Nel dopo partita di Lazio-Cagliari si scoprono scritte e adesivi di stampo antisemita nel settore notoriamente dedicato alla tifoseria della Roma, la Curva Sud appunto.

Al netto della banale ignoranza e stupidità di chi pensa ad Anna Frank come ad un insulto, al netto del fatto che in molti stadi ed in molte tifoserie si "nascondono" pseudo tifosi e il tema razzismo, purtroppo, non ha padrini, la riflessione è obbligatoria per tutti quelli che responsabilmente vogliono contribuire ad un calcio migliore, ad uno sport migliore e ad uno spettacolo migliore.
"Bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà" direbbe Guccini e il presidente Lotito da anni con le sue scelte dirigenziali si è messo contro parte della tifoseria laziale. Ne ha fatto una battaglia non solo personale ma anche per il sistema.
Questa volta, però, non ha saputo scegliere.
Già con il ricorso contro la squalifica aveva in parte scelto quale linea tenere, ma con la Curva Sud "vestita" da antirazzista, aperta anche ai colpevoli, ha vergognosamente aggirato un dispositivo che vorrebbe uno stadio, un calcio, uno sport più a misura di bambino.
Dicevo che "bisogna saper scegliere in tempo..." e la società dell'Everton (Inghilterra) non ne ha perso di tempo. Il tifoso con il bambino in braccio che si è lanciato nella rissa a bordo campo con tifosi e calciatori è stato squalificato a vita dalla propria società. Mai più a vedere una partita della propria squadra, "tifosi così non li vogliamo" è il messaggio esplicito arrivato dal Club. Sanzione massima, scelta coraggiosa e coerente... altro che Daspo!

Damiano

24.10.17